mercoledì 20 maggio 2009

questioni d'arte

I- Il problema della definizione. Questioni preliminari.

Con questo primo post vorrei introdurre il problema che occuperà le prossime pagine di questo blog. Si tratta di affrontare la questione della definizione di opera d'arte. Anche se, apparentemente, potrebbe sembrare un discorso melenso, in realtà rappresenta un quesito molto fondamentale nella nostra vita, nel nostro modo di rapportarci alle cose e, in questo caso, alle opere d'arte.
Che cos'è, infatti un'opera d'arte? Che tipo di oggetto è un oggetto d'arte? Con quale diritto noi possiamo dire che quell'oggetto lì- quel determinato oggetto che ci si pone davanti- è un'opera d'arte? Che cosa distingue un oggetto comune da un'opera d'arte? Fino a che punto intercorre la differenza fra cosa e opera?
Sono solo queste alcune delle questioni che intendo affrontare nel problema generale di una definizione dell'arte.
Perché definire un qualcosa non è sempre un semplice affare; e tanto meno quando si tratta di designare lo statuto ontologico di un oggetto artistico.
In merito alla cosa, poi, sono state date, nel corso della storia dell'estetica filosofica, molte teorie e molte idee tra di loro alternativamente opposte. Gli stessi due corni della Filosofia- da una lato l'analitica e, dall'altro, la continentale- hanno proposto metodi risolutivi variegati e differenti.
C'è chi, come la filosofia analitica, vede nell'opera solo un oggetto che assume un determinato statuto ontologico: in questo senso un'opera d'arte non sarebbe nient'altro che una cosa normale come tutte le altre a cui vengono riconosciute determinate caratteristiche e che verrà interpretata destituendola di tutte quelle caratteristiche che la fanno essere ciò che è- risolvendo così la questioni in termini molto analitici, molto "matematici". C'è poi chi (e qui il riferimento è all'approccio continentale) non crede di poter risolvere totalmente la questione attraverso una logica analitica- di stampo puramente scientifico- e vuole tentare di capire quanto possa incidere l'aspetto emotivo e spirituale nella creazione di un'opera d'arte. Questo è, ad esempio, il metodo messo in atto dall'estetica psicoanalitica (di stampo continentale), la quale pensa all'arte come alla sublimazione (alla rappresentazione) degli istinti pulsioni della psiche umana.
Questa è solo un'introduzione molto generale del problema e dei possibili modi di affrontarlo; certamente nel corso delle pubblicazioni si esplicheranno e si approfondiranno molti concetti e molti aspetti qui solo accennati. Va anche detto che, nonostante ci siano questi due approcci generali di affrontare il problema, non si devono assumere atteggiamenti estremistici i quali porterebbero ad un riduzionismo troppo marcato- con il rischio appunto, di ridurre la cosa a solo "oggetto fisico" misurabile e comprensibile (e mi riferisco agli analitici estremisti) o a oggetto ideale, astratto e incomprensibile perché espressione spiritualmente superiore (e faccio riferimento ai continentali estremisti). Si deve, allora, cercare di affrontare il problema tenendo conto di un approccio olistico, senza lo scarto di nessuna alternativa.

Fatta questa piccola digressione, ritorniamo alla questione centrale del nostro problema, ovvero: che cos'è un'opera d'arte? Tale questione sarà la "protagonista" delle nostre prossime riflessioni.
Ma, prima di affrontare tale aporia, si devono tenere presenti alcune considerazioni; quindi, non arriveremo subito a parlare di "definizione" e il nostro prossimo punto tratterà la questione della "distinzione" intercorrente fra ente ed opera.

mirko ferrua

Nessun commento:

Posta un commento